Automotive Cells Company ha inaugurato la sua prima gigafactory a Billy-Berclau, comune alle porte di Douvrin, nella Francia settentrionale. In particolare, la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies ha aperto la prima delle tre unità produttive che entro il 2030 avranno una capacità di 40 GWh di batterie.
I numeri del progetto. Il primo blocco, che sarà operativo entro la fine del 2023, è stato realizzato in soli 17 mesi grazie al lavoro di 900 operai, a 850 milioni di euro di investimenti e al sostegno di numerose realtà pubbliche nazionali e locali: dal governo francese alle regioni Hauts-de-France e Nouvelle-Aquitaine, dal parco industriale Artois-Flandres alle città di Béthune-Bruay e Lens-Liévin. Il sito sarà completato entro la fine del 2024, occuperà 34 ettari e conterà su superfici totali per 180 mila metri quadrati tra officine, laboratori, linee di assemblaggio o camere bianche. La forza lavoro diretta ammonterà a circa 2 mila unità, di cui circa 250 già assunte anche tramite il ricollocamento di dipendenti impiegati presso la fabbrica di motori di Douvrin (altre 200 posizioni saranno coperte entro la fine dell'anno e ulteriori 1.800 tra il 2024 e il 2025).
Le strategie. I tre blocchi produrranno ciascuno circa 13,4 GWh di accumulatori agli ioni di litio grazie a processi e tecnologie sviluppati presso il centro di ricerca di Bruges (Bordeaux) e l'impianto pilota di Nersac (Nouvelle-Aquitaine): la linea inaugurata oggi sarà in grado di assemblare 56 mila celle al giorno, ossia 2,4 milioni di moduli l'anno, abbastanza per fornire batterie per 200/300 mila veicoli elettrici. La gigafactory di Billy-Berclau/Douvrin rientra in una strategia che prevede l'apertura di una seconda fabbrica a Kaiserslautern (Germania) nel 2025 e di una terza a Termoli (Molise) nel 2026: l'obiettivo è raggiungere, entro il 2030, una capacità industriale totale di 120 GWh a pieno regime, l'equivalente di 2,5 milioni di pacchi batteria l'anno. Il piano varato dall'Acc con il sostegno dei suoi tre azionisti porterà a investimenti totali per 7,3 miliardi di euro, di cui 1,283 miliardi sotto forma di fondi pubblici già messi a disposizione dalle autorità francesi (846 milioni) e tedesche (437 milioni), più altri 370 milioni circa garantiti dal governo italiano anche tramite specifici programmi di sostegno varati dalle istituzioni comunitarie. L'intera iniziativa è dunque sostenuta da Francia, Germania, Italia e Unione Europea. Lo dimostra la partecipazione alla cerimonia di inaugurazione non solo dei manager della joint venture e degli azionisti, tra cui gli amministratori delegati di Mercedes, Ola Källenius, di Stellantis, Carlos Tavares, e di TotalEnergies, Patrick Pouyanné, ma anche del ministro dell'Economia transalpino, Bruno Le Maire, dal responsabile dei Trasporti tedesco, Volker Wissing, e del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Progetto europeo. Nei loro interventi, tutti hanno sottolineato la valenza transnazionale del progetto Acc. Mentre il presidente di Stellantis, John Elkann, ha parlato di "grande progetto europeo", Le Maire ha fatto un parallelo con la creazione del consorzio aereonautico Airbus per sottolineare la nascita di una nuova filiera grazie a "una politica industriale comune con debiti e investimenti condivisi". Tavares ha, quindi, evidenziato la "collaborazione tra tre grandi Stati" e l'intenzione del suo gruppo a contribuire "all’ambizione europea di produrre il 23% dei volumi globali di batterie". La fabbrica di Douvrin "è importante per l'Europa di domani, un'Europa, libera, indipendente, sovrana", ha aggiunto Wissing. "Si apre oggi una nuova fase per l'industria europea. È un progetto che mette insieme tre grandi nazioni e deriva da una visione europea", ha argomentato Urso, ribadendo che "la neutralità tecnologica alla base della nostra visione europea è importante rispetto agli obiettivi di sostenibilità ambientale. Dobbiamo essere autonomi sulle materie prime che compongono le batterie, non essere subordinati al carbon fossile russo e ancora peggio alla Cina". A tal proposito, per Le Maire, la Ue "deve mostrare i muscoli" alla concorrenza, magari pensando "a introdurre dei dazi per proteggere i suoi prodotti e le sue industrie".
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