Fatta eccezione per l'assetto da 17 pollici, che è di serie su questa versione, e per il doppio scarico, che caratterizza le "159" più potenti, non vi sono differenze estetiche di rilievo con la più tranquilla "1.9 JTDm 16V". La linea è quella cattivissima col frontale caratterizzato dai sei proiettori circolari che confluiscono nella classica mascherina Alfa. Invariato anche l'interno. Il posto guida è impostato in modo sportivo con il piano di seduta piuttosto basso e il volante, ampiamente regolabile, quasi verticale. La profilatura del sedile trattiene bene il guidatore. I comandi sono ben disposti con un'unica critica al pedale della frizione che anche sulla "2.4 JTDm" ha la corsa troppo lunga e un innesto non proprio progressivo.

Sostanziali, invece, le differenze dal punto di vista tecnico. Il motore è l'ultima versione del 5 cilindri in linea con distribuzione a doppio albero e quattro valvole per cilindro che eroga ben 200 CV a 4000 giri/min, con una coppia massima di 400 Nm disponibili a 2000 giri. La frenata, invece, è affidata a quattro grandi dischi autoventilanti da 330 mm di diametro all'avantreno con pinze fisse a quattro pistoncini e da 292 mm dietro (305 mm e pinza flottante all'avantreno sulla "1.9 JTDm 16V" con dischi pieni dietro). Grazie a questi numeri la "2400" guadagna quasi un secondo nello scatto da 0 a 100 km/h rispetto alla "1900" (8,7 secondi contro 9,6) con una velocità di punta prossima ai 228 km/h, cioè di ben venti chilometri ora superiore a quella della versione di minore cilindrata.

Su strada tutto questo si traduce in una dinamica di guida particolarmente vivace supportata efficacemente da un telaio dalle caratteristiche non comuni. La scocca rigidissima, le sospensioni molto sofisticate, le carreggiate larghe e la gommatura sportiva, garantiscono limiti di tenuta e stabilità davvero elevati. Lo sterzo, come sulla "1900", eccelle per prontezza, progressione e precisione, anche se ha qualche reazione in più, soprattutto quando si dà fondo a tutta la coppia del motore. Motore che, peraltro, non ci ha convinto del tutto a causa dell'eccessivo tempo di ritardo del turbocompressore, che costringe a un uso abbastanza frequente del cambio e ad anticipare le manovre con l'acceleratore.