Sembrava non dovesse invecchiare mai, la Ford Ka, quel bizzaro ovetto tutto curve e parafanghi che negli anni Novanta pareva arrivare dal futuro. Poi però il tempo passa e in un modo o nell?altro occorre guardare avanti, il più lontano possibile. E così, per i prossimi anni, la Ka sarà questa: una frizzante citycar dal design ricercato e moderno.

Di ragioni per scegliere una Ka ce ne sono un bel po?. La forma, per cominciare. Se fuori, nel disegno della carrozzeria, è difficile individuare la parentela con le citycar torinesi, nell?abitacolo ci sono elementi che svelano questo legame. Il layout della plancia, cioè la posizione dei comandi principali, è la stessa della Panda, così come il quadro strumenti, dal quale si distingue essenzialmente per la grafica. Davanti al sedile anteriore destro, inoltre, i progettisti della Ford hanno ricavato qualche centimetro utile in più per le gambe del passeggero, e senza rinunciare al cassetto portaoggetti con sportello (una comodità assente sulla 500). Così, chi siede davanti può avanzare con tutto il sedile, lasciando un po? di spazio a chi eventualmente sta seduto dietro. C?è da aggiungere pure che la posizione di guida sulla Ka è appena un po? più distesa, perché il piano di seduta è fissato un filo più in basso, coerentemente con l?immagine da sportivetta che vuole dare di sé.

La necessità di tenere basso il listino, anche e soprattutto per non sovrapporlo perfettamente a quello della stessa Fiat 500, ha obbligato la Ford a snellire la dotazione. Anche quella di sicurezza: gli airbag di serie sono soltanto quattro (i due frontali e quelli laterali) e per avere quelli a tendina bisogna spendere altri 250 euro. Qualche economia, poi, la si percepisce qua e là: come la mancanza di un vero pulsante per aprire il bagagliaio. Si può usare il telecomando, ma solo a motore spento, oppure infilando la chiave nella serratura: una bella scocciatura. Ci si consola con lo specchio di cortesia integrato nell?aletta parasole del guidatore, che alla 500 mancava.

Il carattere spicy della Ka viene fuori su strada. E, lo diciamo prima che qualcuno di voi s?illuda, non riguarda le prestazioni. La vivacità in oggetto è quella dello sterzo: pronto, progressivo, in sintonia con un avantreno che morde l?asfalto e imprime cambi di direzione decisi. Anche troppo, verrebbe da dire, dal momento che se ci si lascia prendere la mano, si mette a dura prova l?efficiacia del retrotreno. Investire 250 euro nell?Esp sarebbe una buona idea, insomma, anche solo per sfruttare del tutto il fattore divertimento della Ka. Che poi sia al volante di una Ka a benzina oppure di una Ka a gasolio, poco importa: tutt?e due insistono, nella categoria delle 70 CV, con una spiccata propensione urbana per la 1.2 e doti da viaggiatrice per la 1.3 TDCi. Motorizzate Fiat, s?intende. Entrambe le unità propulsive si fanno apprezzare ai bassi e medi regimi, dove mostrano di essere generose e fluide. Più corposa la spinta del turbodiesel, che è, tuttavia, afflitto da un?evidente rombosità avvertibile alle velocità autostradali. Le andature elevate mettono un po? in difficoltà anche la 1.2 a benzina, ed è un peccato perché il lavoro svolto dai tecnici Ford sulle sospensioni (in particolare quella posteriore) ha migliorato la capacità di assorbire le asperità del fondo stradale.

Le due Ka si assomigliano molto nel comportamento dinamico e nelle prestazioni: solo l?impianto frenante non nasconde, sulla 1.2, una natura più economica. I suoi dischi non sono autoventilanti e dopo i test hanno manifestato qualche segnale di affaticamento. Questo ha influito sulla corsa del pedale, che si è allungata, ma non sugli spazi d?arresto.