Il progetto di una gigafactory italiana a firma Italvolt può considerarsi ormai tramontato, sulla falsariga di quanto avvenuto a Reggio Emilia con la fantomatica fabbrica della Silk-Faw. Secondo la testata MF, il tribunale di Milano ha ammesso l'azienda guidata dall'imprenditore svedese Lars Carlstrom al "procedimento unitario di composizione della crisi, in vista della presentazione di un piano di concordato, nominando Antonino Ficalora quale commissario".
I problemi. La crisi si sarebbe aggravata in seguito a due eventi: il primo ha visto il collegio sindacale presentare al tribunale una domanda per l’apertura della liquidazione giudiziale, il secondo vede coinvolta la Pininfarina, che in qualità di creditore (ha firmato il progetto per la gigafactory inizialmente prevista a Scarmagno e poi saltato, ufficialmente, per problemi alla rete elettrica), ha messo in mora l'azienda. Di conseguenza, Carlstrom ha deciso di presentare l'istanza per la procedura accordata dal tribunale meneghino nel tentativo di dare un seguito alla sua avventura imprenditoriale italiana: infatti, nelle carte depositate si fa presente la "ferma volontà del socio di maggioranza di voler proseguire l’attività, avendone le concrete possibilità ed essendo inalterate le aspettative di nuova finanza, in quanto vi sono forti segnali degli investitori che confermano la loro totale volontà di portare a termine il progetto della gigafactory, così come richiesto oggi dal mercato dell’energia".
Burocrazia, debiti e perdite. Nella documentazione si attribuisce la crisi anche al protrarsi delle fasi iniziali del progetto a causa delle "difficoltà burocratiche, ben note, del sistema Italia, per i limiti ambientali ed ambientalistici, per il peregrinoso colloquio con le istituzioni locali, che hanno ritardato la disponibilità degli investitori a rispettare le promesse date e a fornire le provviste indispensabili". Detto questo, i dati contabili della Italvolt sono la cartina di tornasole di una crisi esemplificata anche dalla mancata partecipazione al bando per il rilancio della ex Blutec di Termini Imerese, nonostante le ambizioni espresse dallo stesso Carlstrom a sindacati e autorità locali. MF scrive che "a fine 2022 Italvolt aveva debiti per 5,5 milioni su un attivo di quasi 10 milioni, ma la situazione patrimoniale allo scorso marzo mostrava perdite non ripianate per oltre 3,8 milioni, coperte abbattendo il capitale senza dar seguito a una prevista ricapitalizzazione di 20 milioni".
COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it