Col metro della ragione, la "Z4 M" dovremmo bocciarla a priori, considerarla un oggetto inutile, perché esiste già una "3000" che va come uno sparo e costa 20.000 euro di meno. Fra passione e razionalità, però, non corre troppo buon sangue e la questione, per chi le auto le ama davvero, diventa subito un'altra, del tutto antitetica: viene infatti da chiedersi perché mai, dalle parti di Monaco, abbiano aspettato fino a ora per celebrare il matrimonio tra la loro splendida spider e il motore della "M3", quel "sei in linea" capace di trasformare una buona vettura "formato famiglia" (la "serie 3", appunto) in una delle sportive più riuscite degli ultimi anni.

L'assetto molto rigido non favorisce l'assorbimento delle asperità e per rendersene conto basta passare su un pavé cittadino, che questa BMW affronta con difficoltà analoghe a quelle di una Porsche "Carrera", giusto per fare un esempio. Anche il motore, a essere onesti, mette un certo impegno nel minare la qualità di vita a bordo, ma gli unici a essere disturbati, al massimo, saranno eventuali passeggeri convinti di essere su una spider qualsiasi. Per tutti gli altri, che sanno cosa vuol dire una "M" appuntata sulla carrozzeria di una BMW, si tratta di godimento puro.

La disponibilità del motore, la dinamicità del telaio, la precisione dello sterzo non potrebbero lasciare indifferente neppure il più tiepido degli appassionati, perché seduti lì "per terra", a pochi centimetri dall'asfalto, la sensazione di dominio della strada è totale. Poi, quasi senza volerlo, si comincia ad alzare il ritmo, si smette di accarezzare l'acceleratore e lo si preme sul serio. Magari si schiaccia anche il tasto "Sport" accanto alla leva del cambio, che rende più immediata la risposta del motore ai desideri del piede destro. E si scopre, tutt'intera, la natura della "Z4 M". Il motore sale di giri con una rapidità che leva il fiato, la cupa rombosità dei 2-3000 giri lascia il posto a sonorità più metalliche, più rauche, e l'ago del contagiri è già lì che sfiora la zona rossa. Ed è in queste situazioni che emergono i limiti del cambio, la cui leva potrebbe essere un pochino più precisa e appena meno riluttante.

Sciocchezze, cose minime, perché quando ci si dà dentro con la "M", l'importante è ben altro. Bisogna essere sicuri del fatto proprio, della propria capacità di tenere a bada un'auto che da reattiva diventa fulminea, che porta all'ennesima potenza tutta quella carica di dinamismo che la rende splendida quando si va a passeggio. Grazie anche alla ripartizione delle masse praticamente perfetta (51% all'avantreno e 49% al retrotreno), la "correttezza" delle risposte rimane quella comune a tutte le "Z4", ma con una rapidità sconosciuta alle sorelle minori. In ogni caso, si è aiutati da uno sterzo che, pure al limite, continua a entusiasmare per precisione, prontezza e progressività, oltre che da un impianto frenante all'altezza, anche se, da una supercar come questa, si potrebbero desiderare spazi d'arresto ancora più contenuti.

La presenza del controllo elettronico della stabilità rende tutto più semplice, ma la sua taratura, volutamente abbastanza "permissiva", non mette del tutto al riparo dal dover ricorrere a qualche moderato controsterzo, un'arte che bisogna conoscere a fondo, invece, se siete in pista e decidete di escludere i controlli elettronici: in quest'ultimo caso, nelle curve più strette bisogna dare gas progressivamente per evitare di alleggerire troppo l'avantreno e partire in sottosterzo o, in uscita dalla curva, per scongiurare vistosissimi sovrasterzi.