La Skoda Octavia Wagon è da anni la familiare più venduta in Europa, un’auto che punta alla sostanza restando sé stessa tra un restyling e l’altro, ma rinnovandosi profondamente. Stessa linea e simile lunghezza (4,7 metri), quindi, ma l’ultimo modello è riuscito anche a farsi seducente, grazie allo stile, sia esterno sia interno. Il fil rouge è quello del minimalismo, per un insieme che regala una certa eleganza. E un nuovo approccio alla multimedialità. Più pragmatica, invece, la tecnica, perché la piattaforma è rimasta la nota (e condivisa, all’interno del gruppo Volkswagen) Mqb Evo. Le motorizzazioni sono estremamente varie: si parte dall’1.0 TSI da 110 CV, passando dall’1.5 (disponibile anche in versione bifuel), entrambi disponibili pure in versione ibrida, per arrivare al classico turbodiesel di due litri. In cima alla gamma c’è infine l’1.4 TSI Plug-in Hybrid, da 204 o 245 CV. Nei nostri test, abbiamo preso in esame due versioni alternative, entrambe con 150 CV: l’1.5 TSI, turbobenzina con cambio manuale a sei marce, e il due litri TDI, in abbinamento al doppia frizione Dsg a sette rapporti. Comode e rilassanti, consumano pure poco; in particolare la turbodiesel, vera campionessa di risparmio. L’austero pragmatismo del passato sembra davvero un lontano ricordo: sulla nuova Skoda Octavia gli occhi sono liberi di correre sulle sfaccettature di una carrozzeria che abbraccia uno stile minimalista ed elegante allo stesso tempo. E l’impressione, a una prima occhiata, è quella di trovarsi davanti a una station di estrazione decisamente premium. Il bagagliaio, pur avendo perso 43 litri, si conferma comunque un benchmark nel segmento grazie ad una capacità pari a 552 litri e a forme piuttosto regolari. Dentro l'abitacolo si trova una plancia minimal ed elegante, che accoglie a braccia aperte l’elettronica. Specie se si ha a che fare con il navigatore Columbus, di serie sulle Octavia in allestimento Style. Il touchscreen centrale da 10” accetta i comandi gestuali e pure quelli vocali (si attivano pronunciando “Ok Laura”) e si occupa della gestione del clima. Comandare flussi e temperatura non è un'operazione complessa, ma bisogna abituarsi.
Come va. Per chi macina un gran numero di chilometri al mese, la 2.0 TDI è perfetta: oltre a essere, come la sorella turbobenzina, comoda e silenziosa, si accontenta sempre di pochissimo gasolio. In autostrada abbiamo registrato una percorrenza di 20,4 km/l, contro i 13,8 rilevati sulla 1.5 TSI. Che, comunque, riesce a garantire una media generale di poco superiore ai 15 chilometri con un litro di benzina. Se si parla di puro piacere di guida, invece, nessuna delle due è attrezzata per ridefinire i confini della sportività. Per quello, ci sono le RS, con l’1.4 Plug-in, con il 2.0 TSI da 245 CV o col 2.0 TDI Evo Scr da 200 CV. In generale, è meglio puntare sul cambio Dsg. Non che il manuale a sei marce sia da disprezzare. Anzi, anche strapazzato continua a offrire innesti precisi e una buona manovrabilità. La frizione, però, è pesantuccia: nel traffico, il polpaccio sinistro accusa. E la guida della Octavia, così rilassante, fa proprio venir voglia di automatico. Nessun problema, infine, nemmeno per la sicurezza: nelle manovre di emergenza, la wagon boema passa veloce e sicura, forte di un’elettronica che interviene in modo puntuale quanto discreto.
Pregi. Il bagagliaio rimane sempre un punto di riferimento per capacità e sfruttabilità. Consumi bassi per la turbodiesel: il 2.0 TDI si conferma un motore poco assetato, da 20 km/litro.
Difetti. Ripresa della turbobenzina manuale: per i sorpassi, mettere mano al cambio diventa indispensabile.Visibilità disturbata dall'accoppiata montante-retrovisore.