La prova della S Q4
La Maserati Ghibli, protagonista della nostra Prova Sprint, ce la mette tutta per tentare di adeguarsi a quel ruolo di perfetta concorrente delle tedesche che le hanno ritagliato addosso fin dall'inizio. Anche se, alla fine, la verità rimane una, e una soltanto: a Modena nascono esclusivamente creature speciali e per quanto si voglia (e si possa) considerarle perfette sostitute di un'Audi, di una BMW o di una Mercedes, alla fine questi rimangono discorsi belli più che altro da dire. A fare la differenza non sono i listini, che a certi livelli non spostano la sostanza. Qui si parte da poco meno di 90 mila euro, che, con tutti gli accessori del caso, portano il prezzo della Ghibli S Q4 (410 CV con trazione integrale) in prova, alla soglia dei 120 mila euro. Siamo al top, insomma, con tutto quel che serve per tenere alto il buon nome del Tridente in termini di lusso e sportività.
Caratteristiche. Quando si apre la porta, però, non è solo questione di lusso. Qui si aggiunge quell'aura di esclusività che sottrae la Ghibli al comparto delle comuni rottamabili per inserirla in quel piccolo mondo a parte dove le automobili non sono puri mezzi di trasporto. A fare in modo che tutto sia più evidente ci pensano anche alcune novità, come gli interni di seta, esibiti per la modica cifra di 5.500 euro. Qui la seta ha un aspetto un po' meno etereo del solito, ma l'accostamento con i pellami regala un colpo d'occhio notevole. Per il resto, l'abitacolo è quello di sempre, con un posto guida che rimane un perfetto punto d'incontro fra ciò che serve su una berlina e ciò che invece ci si aspetta da una sportiva. Peccato soltanto, tornando al posto guida, che il devioluci sia un po' troppo lontano e che costringa quindi ad allungare per bene le dita ogni volta che si deve mettere la freccia. Le novità di questo MY 2016 riguardano anche le finiture. Basta guardarsi un po' attorno per notare che il numero di quelle piccole cadute di stile che avevamo notato a suo tempo, quando provammo la versione turbodiesel, s'è drasticamente ridotto. Chi ha la fortuna di salire a bordo si trova in un ambiente capace di coccolarlo: la sorella minore della Quattroporte regala un gran confort anche nei viaggi più lunghi. Dietro, qualche centimetro in più per le gambe sarebbe benvenuto, ma questo non toglie che si arrivi a destinazione ben riposati pure dopo molte centinaia di chilometri. Con l'assetto nella modalità più morbida, questa Maserati assorbe le imperfezioni della strada con una naturalezza che non si potrebbe dare proprio per scontata. E, anche dal punto di vista del confort acustico, si comporta proprio bene. Peccato, semmai, per l'assenza dei dispositivi di assistenza alla guida di ultima generazione: qui mancano persino la frenata automatica e il regolatore di velocità attivo. In fondo, però, non bisogna dimenticare che la Ghibli, come ogni Maserati, è un oggetto squisitamente meccanico, capace di riportare a galla il piacere della guida.
Come va. Per cominciare a divertirsi bisogna premere alcuni pulsanti sul tunnel: quello per mettere il cambio in modalità manuale, il tasto Sport e quello per passare all'assetto più rigido. Da qui in avanti, si ha per le mani l'altra Ghibli, quella capace di far dimenticare in fretta i cinque metri di lunghezza e le due tonnellate abbondanti di peso. Grazie ai due turbo che cominciano a spingere bene già in basso, la sensazione è di avere sempre a disposizione tutti i 410 cavalli dei quali è capace questo tre litri. Il quale non ha mai la benché minima difficoltà nel prendere giri. Anche quando si ha una marcia più del dovuto, la sua capacità di risposta è notevole. Un propulsore con le spalle larghe, che meriterebbe soltanto un allungo un po' più deciso: si può arrivare a 6.500 giri, ma verso i 6.000 viene già voglia di cambiare. Nulla che intacchi le sue qualità oggettive, è vero, però, se avete a mente i vecchi V8 aspirati di 4.2 o 4.7, litri farete bene a riparametrarvi. Il V6, assieme all'otto rapporti della ZF, forma una gran bella accoppiata, con passaggi di marcia veloci e puntuali, che meriterebbero solo di essere un pochino più secchi e definiti. Rispetto alle sorelle con la sola trazione posteriore, qui tutto avviene in maniera più prevedibile: certo, si nota un pochino più d'inerzia dovuta anche all'aggravio di peso dell'integrale, ma si è ripagati dalla facilità con la quale i cavalli arrivano a terra. Anche senza fare troppi complimenti quando si apre il gas, la Ghibli risponde in maniera lineare, regalando soddisfazioni ben superiori all'impegno richiesto. E quando si comincia a giocare con i trasferimenti di carico il comportamento diventa ancora più incisivo, a tratti persino sanguigno.
In sintesi. La Ghibli è la sorella minore della Quattroporte, con passo corto e carattere più deciso. Gli uomini del marketing l'hanno voluta e immaginata con connotazioni un po' diverse da quelle tipiche della Casa: per la prima volta, una Maserati esce dall'empireo delle supercar e s'infila nella mischia delle automobili “normali", per quanto costose. La Ghibli, infatti, è la rivale perfetta delle tedesche premium, rispetto alle quali mantiene comunque una personalità tutta sua. Per carità, è una macchina in grado di assecondare anche gli automobilisti con il cappello, ma, appena la si stuzzica, viene fuori quella carica di sensualità che su una berlinona, di solito, non è proprio merce comune. A meno che, sul cofano, ci sia un Tridente. La Ghibli, insomma, è in tutto e per tutto una driver's car, capace di far riassaporare sensazioni perdute. Vero: è un po' debole sul fronte dei dispositivi elettronici di assistenza alla guida. Ma rimane, appunto, un'auto tutta da guidare.
Alessio Viola
(Prova su strada ripresa da Quattroruote di dicembre 2015)
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