MINI Mini Clubman (F54)

Appena tre centimetri più corta della Countryman, la Clubman, con i suoi 427 cm di lunghezza è la station di Casa, che riprende l’idea della storica tuttofare degli anni Settanta, ovviamente basandosi sulla base della Mini moderna. Innanzitutto, è una vettura versatile e comoda, nell'accezione più ampia immaginabile: silenziosa nell'abitacolo, morbida di assetto, pratica come poche altre inglesi hanno mai ambito a essere (e mai con questo marchio trendy). Per contro, l’effetto kart delle Mini hatchback è stato “sterilizzato" o, quantomeno, annacquato, la linea risulta un po’ meno originale, e le proporzioni per alcuni puristi potrebbero addirittura risultare goffe. Con la Clubman, in effetti, la Mini ha aperto un capitolo nuovo, seppure di nicchia. Quello della station compatta e lussuosa, che punta a clienti che non rinunciano alla personalità Mini, ma che hanno bisogno di qualcosa in più che due porte e un portellone. A parte l'inedita silhouette, comunque, ci si cala in un abitacolo chic e sportiveggiante, contraddistinto da seduta molto bassa e linea dei finestrini alta, in posizione allungata, con le gambe distese in orizzontal. Inoltre la plancia è un po' più ampia rispetto alle altre versioni, come d'altra parte i montanti e la carrozzeria in generale. Dentro si ritrovano i giochi di luce dei Led, che creano zone con illuminazione soffusa, coordinabili a piacere, quanto a colori, con la cornice luminosa del grande schermo tondo da 8,8 pollici.
Come va. I motori della Clubman sono a tre o quattro cilindri, benzina o diesel, con potenze che arrivano a 190 CV, fatta eccezione per la sportiva della John Cooper Works da 306 CV. Nella nostra prova, il turbodiesel di due litri da 150 cavalli ha dimostrato di sposarsi a meraviglia con l’automatico a otto rapporti Steptronic, di origine BMW. Fluido come pochi altri, il convertitore di coppia accompagna al meglio ogni andatura, assecondando un propulsore già di suo ben dotato di potenza e coppia. Quello che gli manca, casomai, è la cattiveria, l'esuberanza tipica delle Mini. Ma non ci si poteva aspettare niente di diverso: nel primo approccio con la nuova Clubman, in versione Cooper S con il turbobenzina da 192 CV, già si era percepito chiaramente un carattere diverso dal passato, per così dire "addomesticato", più regolare che rabbioso. Inevitabilmente, con il turbodiesel queste peculiarità sono esaltate ancora di più: la Cooper D diventa così un'auto perfetta per i viaggi, così come per il traffico di tutti i giorni. In Sport, comunque, è più rapida e brillante, recuperando in parte il feeling di guida che ci si aspetta. Quello che cambia maggiormente è l'assetto: mentre lo sterzo resta bello diretto, comunicativo e dotato di giusto carico, la Clubman rinuncia ad accompagnarlo fino in fondo, privilegiando la morbidezza e il confort indispensabili su un'auto da famiglia. In occasione di un Diario di bordo, abbiamo guidato anche la versione intermedia 1.5 turbobenzina da 136 CV con il cambio automatico doppia frizione a sette rapporti: un’abbinata gradevole per fluidità di marcia e silenzioso. Sul fronte della sicurezza di guida si trova il Driving assistant, che comprende avviso anticollisione e regolatore attivo di velocità.
​Pregi. Bagagliaio da famigliare: è la Mini più adatta a caricare qualche valigia o anche di più. Comportamento stradale non grintoso, però si guida che è un piacere. Senza rinunciare a sicurezza e confort.
Difetti. Freni un po’ irregolari nei test in pista. Prezzo elevato, soprattutto se ci si lascia ingolosire da optional e personalizzazioni.