I leggeri interventi estetici apportati con il restyling hanno accentuato il lato originale e sbarazzino della Mini, a cominciare dai fanali posteriori che riproducono il motivo della bandiera inglese. Qualche novità di sostanza, comunque, non manca: il sistema d'infotainment ora si può azionare anche tramite lo schermo touch e le sue funzionalità sono state ampliate grazie alla connessione 4G. E poi c'è un nuovo cambio a doppia frizione a sette rapporti. Immutata la senzazione di auto fatta bene, anche tenendo conto del prezo poco popolare. Rispetto alle dimensioni del corpo vettura, lo sfruttamento dello spazio non è ottimale: chi sta dietro ha pochi centimetri a disposizione e, come da tradizione, la cubatura del bagagliaio è limitata e costringe ad abbattere i sedili.
Come va: Anche se un po' addolcito, il go-kart feeling rimane e il retrotreno mantiene un buon appoggio. L'Esp interviene con prontezza.L'assetto rigido e i pneumatici da 18 pollici filtrano a fatica le sconnessioni dell'asfalto. Il motore si sente poco, il rotolamento di più. Per quanto riguarda lo sterzo, il comando ha perso un po' della prontezza che caratterizzava le serie precedenti, migliorando la progressività. Sforzo sul volante elevato.
Pregi: il nuovo doppia frizione è morbido e puntuale. Finitura. La Mini costa cara, ma è fatta bene: i materiali e gli assemblaggi sono ok.
Difetti: Bagagliaio. Il vano è angusto, basta solo per un paio di valigie. Confort. L'assetto è rigido e il rotolamento delle gomme si sente. Il diesel vibra un po'.