Parliamoci chiaro, ricaricare un’auto elettrica non è ancora semplice come inserire la spina di un elettrodomestico nella presa di casa (ma lo diventerà). Infatti, le infrastrutture (o stazioni) di ricarica, come si chiamano tecnicamente le cosiddette colonnine, non sono tutte uguali. E non sono (ancora) uguali nemmeno i cavi e i connettori che permettono il trasferimento di energia elettrica dalla rete alla batteria di trazione dell’auto. Dunque, per chi si avvicina all’auto elettrica, è indispensabile una mini guida con le informazioni fondamentali, quelle che tutti, anche chi non ha intenzione, per il momento, di fare il grande salto dall’endotermico alle Bev, dovrebbe comunque sapere.
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Premesse: il funzionamento della batteria di trazione
Il motore di un’auto elettrica è alimentato dall’energia fornita da una batteria di trazione. Ogni modello elettrico ha una sua specifica batteria di trazione, con una sua specifica capacità (concettualmente la capacità di una batteria equivale alla capacità serbatoio di carburante delle macchine con motore endotermico). Questa capacità è espressa in kWh: indica la potenza elettrica (espressa in kW) che si deve impiegare per un certo tempo, espresso in ore (h), per ricaricare la batteria.
La batteria di trazione (come la batteria di avviamento) eroga corrente continua e, dunque deve essere caricata con corrente continua. Siccome nelle abitazioni (e quindi nei box in cui “dormono” le macchine) e anche nelle colonnine pubbliche fino a 22 kW arriva invece corrente alternata, sulle auto elettriche c’un caricabatteria che converte in corrente continua l’energia elettrica immessa in corrente alternata. La durata della ricarica, dunque, dipende dalla capacità di conversione del caricabatteria, indipendentemente dalla potenza fornita dalla colonnina. Per esempio: se una macchina ha una capacità di conversione di 11 kWh, anche se si collega a una colonnina da 22 kWh bisognerà fare riferimento agli 11 kWh del caricatore interno per calcolare il tempo di ricarica.
Le cosiddette colonnine fast e Hpc (High power charging) erogano invece corrente continua. Bypassando il convertitore, la ricarica può avvenire a potenze superiori (oggi fino a 350 kW) ma il tempo dipenderà comunque dalla potenza che la batteria dell’auto è in grado di accettare. Ciò premesso, vediamo nel dettaglio cosa bisogna sapere sulla ricarica.
Le modalità di ricarica
Come ogni cosa, anche la realizzazione delle colonnine è soggetta a norme tecniche internazionali. Ovviamente il semplice utilizzatore non è tenuto a conoscerle, anzi. Però per completezza è bene sapere che tutto dipende dalla norma IEC 61851-1. Che prevede quattro modalità di ricarica:
Le tipologie di colonnine di ricarica
Nella pratica e nel linguaggio comune le colonnine pubbliche si dividono in
Attenzione, se le stazioni fast e ultrafast caricano a corrente alternata, la potenza massima è inferiore
I connettori
Le stazioni di ricarica lenta (ossia con potenza minore o uguale a 22 kW) e quelle di ricarica rapida (ossia con potenza maggiore di 22 kW) in corrente alternata sono prive di cavi. Dunque, bisognerà utilizzare i cavi volanti in dotazione alla vettura. In questi cavi i connettori possono essere di due tipi:
Le stazioni di ricarica rapida in corrente continua hanno già i propri cavi, che dunque devono essere semplicemente collegati alla vettura. I connettori, in questo caso, sono di due tipi:
In sintesi, su una macchina sarà presente solo un CCS Combo 2 (nelle vetture più recenti, non solo europee), utilizzabile sia per la ricarica lenta sia per quella rapida, oppure (prevalentemente sulle auto asiatiche meno recenti) due connettori, in genere uno di Tipo 1 e uno di tipo Chademo da utilizzare, rispettivamente, per la ricarica lenta e rapida.
I bollini identificativi
Per evitare ogni possibile collegamento improprio, dal 2021 in Europa, sia sulle auto sia sulle colonnine, deve essere presente un bollino esagonale (nero sull’auto, bianco sulla colonnina prive di cavo di ricarica) che consente di individuare il tipo di connettore da utilizzare. In pratica sintesi:
Corrente alternata
Corrente continua
I cavi per la ricarica
Per la ricarica di un’auto elettrica in corrente alternata è necessario utilizzare i cavi forniti con la vettura oppure acquistabili separatamente purché siano specifici per l’auto che si sta utilizzando. Infatti, con la ricarica in corrente alternata, ossia con una wallbox o con colonnine standard o di media potenza, a comandare, diciamo così, è l’auto (vi sono auto che ricaricano a 7,4 kW monofase 32 A, a 11 kW trifase 16 A o a 22 kW trifase 32 A). Dunque, il cavo deve essere dimensionato in base alla potenza massima di ricarica. Un cavo dimensionato su una potenza superiore non potrà sfruttare al massimo il caricatore interno dell’auto, ma uno di potenza inferiore non potrà sfruttare al massimo la potenza erogata dalla colonnina, anche se il caricatore dell’auto ha una potenza superiore.
Come detto, le colonnine in corrente continua sono già dotate di cavo e, quindi, non è possibile utilizzarne uno diverso. In questo caso la potenza, a patto che la colonnina sia in grado di erogarla, dipende unicamente da quanto la batteria può accettare.
Le stazioni di ricarica
Una legge del 2023 ha introdotto in Italia la Piattaforma Unica Nazionale per i veicoli a energia elettrica. Si tratta di uno strumento che, quando sarà messo a disposizione del pubblico, consentirà di localizzare ogni infrastruttura di ricarica pubblica (o privata accessibile al pubblico) e di conoscerne:
La piattaforma sarà accessibile in forma semplificata tramite app e sito web utilizzando i più comuni browser e sistemi operativi anche open source ed eventualmente, ove richiesto da esigenze di riservatezza e certificazione dei dati, mediante autenticazione degli utenti e tracciamento delle operazioni effettuate sulla piattaforma.
Premesso che nelle vetture di ultima generazione è la stessa macchina a segnalare le stazioni di ricarica (e a suggerire l’itinerario al conducente se necessario), in attesa della piattaforma unica nazionale sono già disponibili app indipendenti (come Nexcharge, Chargepoint o PlugShare) o dei singoli fornitori di energia in grado di fornire all’utente una mappa delle stazioni di ricarica. Analogo servizio è erogato dai fornitori di mappe o da sistemi di monitoraggio del traffico in tempo reale.
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Cosa succede quando si è “in riserva” con un’auto elettrica
Nelle batterie di trazione non esiste il cosiddetto effetto memoria, ossia la progressiva perdita di capacità in presenza di ricariche di breve durata o incomplete. Quindi non è mai necessario “svuotare” la batteria prima di ricaricarla né riportarla ogni volta al 100% della capacità. Nell’utilizzo di una Bev, la batteria avverte di essere “in riserva” (di solito quando si avvicina attorno al 10% di carica residua) e all'orizzonte non ci sono colonnine. Nell'attesa che si diffondano i powerbank su ruote, anche quando i numeri si avvicinano pericolosamente allo zero, qualche chilometro in più la Bev riesce a percorrerlo. Le prove di Quattroruote dimostrano che ad accumulatore dichiaratamente scarico ne fa altri 6,7 la Smart EQ fortwo e addirittura 21,2 la Peugeot e-208. Ancora più confortanti i risultati di un altro test, effettuato con 15 modelli, questa volta su strada, dal quale è emerso che la riserva strategica disponibile quando la strumentazione punta allo zero è quantificabile in almeno una quindicina di chilometri, con punte che si avvicinano ai 40. In ogni caso, a batteria esaurita è consigliabile fare immediatamente il pieno.
Come si ricarica
La potenza in Watt (un kW corrisponde a mille W) è data dal prodotto tra la tensione (espressa in Volt) e l'intensità di corrente (Ampere). Quest'ultima rappresenta la circolazione della carica elettrica: a parità di altre condizioni, al suo aumento corrisponde un incremento del riscaldamento dei conduttori e della batteria. Tutto ciò per spiegare, come più volte scritto da Quattroruote, perché non si può aumentare a piacere la potenza della ricarica: oltre un certo limite, l'accumulatore si danneggia. Inoltre, quando ci si avvicina al 100%, l'intensità di corrente si riduce naturalmente. Per questo motivo, in viaggio non conviene andare oltre l'80% della capienza. Infatti, l'attesa per "riempire" il restante 20% sarebbe assai lunga rispetto a quella necessaria ad arrivare all'80%, visto che in tale fase la potenza di ricarica cala drasticamente. Il 20% è anche la soglia sotto la quale sarebbe meglio non far scendere mai il livello della batteria.
Infine, l’utilizzo delle stazioni di ricarica. In genere avviene con due tipologie di autenticazione:
In entrambi i casi, al profilo utente è abbinato un metodo di pagamento elettronico.
Alcune stazioni consentono la ricarica del veicolo direttamente con carta di credito o bancomat, cioè senza app o card.
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