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Telepass, Unipol e Mooney: prezzi e confronto

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Il telepedaggio (conosciuto comunemente come Telepass, dal nome del primo servizio di questo tipo realizzato in Italia) è il sistema che consente il pagamento automatico della tariffa autostradale, ossia senza necessità di fermarsi al casello e, dunque, senza effettuare materialmente il pagamento mediante denaro contante o carte (di debito, di credito o dedicate). Il pagamento avviene tramite addebito diretto sul proprio conto corrente o sulla propria carta di credito con una periodicità prefissata, in genere mensile oppure trimestrale.

Come funziona

Il telepedaggio si basa su un dispositivo da tenere in auto e su caselli dedicati al telepedaggio – sia in ingresso all’autostrada sia in uscita da essa - chiaramente identificati e identificabili con apposita segnaletica orizzontale (di colore giallo) e verticale (il pannello con le onde radar e la bandiera europea su fondo giallo che progressivamente sostituirà tutti i segnali preesistenti).

La tecnologia utilizzata per il telepedaggio è la DSRC, acronimo inglese per Dedicated Short Range Communication, identificazione basata su frequenze radio, ossia sulla propagazione nell’aria di onde elettromagnetiche, nella fattispecie microonde di frequenza pari a 5,8 Ghz.

Come accennato, il sistema di identificazione si basa su due apparati, il cosiddetto reader, collocato sul portale del casello, e il cosiddetto transponderil dispositivo portatile a bordo del veicolo. Il reader emette un segnale radio di portata limitata. Quando il trasponder intercetta il segnale, ossia quando il veicolo entra nel raggio di ricezione del segnale emesso dal reader, emette a sua volta un segnale di risposta. Questo segnale di risposta è univoco e consente al reader di identificare esattamente il trasponder che l’ha emesso e, quindi, la targa del veicolo a cui è associato. Assieme ai dati del veicolo, reader e trasponder si scambiano informazioni sul portale d’ingresso e su quello di uscita consentendo così ai computer, a cui queste informazioni sono trasferite, di calcolare il relativo pedaggio e di girare tutti i dati al sistema di fatturazione e addebito automatico. Lo scambio di dati tra reader e trasponder, però, non è velocissimo, dura un paio di secondi. Per questo motivo la velocità di transito lungo la corsia dedicata al telepedaggio è limitata a 30 km/h, proprio per consentire agevolmente lo scambio di informazioni che determina l’innalzamento della barriera o della semibarriera all’ingresso o all’uscita dell’infrastruttura.

Come detto, in Italia il sistema si basa su microonde di frequenza pari a 5,8 Ghz. Tuttavia, la direttiva europea che disciplina l’interoperabilità dei sistemi di telepedaggio stradale ammette anche altre tecnologie: quella satellitare e quella radiomobile (GSM, UMTS, LTE o 5G).

Il telepedaggio in Europa

Nel 2016 la tecnologia italiana di telepedaggio è stata estesa ad alcuni paesi europei: Francia, Spagna, Portogallo e Croazia. Al momento, però, l’opzione europea è offerta, in Italia, solo da Telepass e tramite un apparato specifico, diverso da quello nazionale. In prospettiva (vedere più avanti) dovrebbe essere possibile transitare su tutta la rete autostradale europea senza doversi mai fermare alla barriera per effettuare un pagamento con altre modalità (contanti o carte), indipendentemente dal Paese di provenienza e dal dispositivo presente a bordo.

Non solo Telepass: i nuovi ingressi nel mercato

Nel novembre 2021, con il recepimento in Italia della direttiva europea 2019/520 sull’interoperabilità dei sistemi di telepedaggio autostradale, è di fatto finito il monopolio Telepass, come abbiamo già accennato. L’Unione europea era intervenuta a marzo 2019 istituendo e disciplinando un nuovo ambito, il Set, Servizio europeo di telepedaggio. Duplice l’obiettivo: incrementare la diffusione di questi sistemi in tutta Europa e ridurre i costi e gli oneri connessi al pagamento dei pedaggi. Obiettivi che possono essere raggiunti solo attraverso l’interoperabilità, appunto, di tutti i sistemi, ossia con l'armonizzazione della tecnologia usata e delle interfacce tra i diversi componenti.

La prima società ad approfittare, in Italia, della liberalizzazione è stata nel 2022 la compagnia assicuratrice Unipol, che ha lanciato sul mercato un proprio servizio e un proprio dispositivo, UnipolMove. Dopo la compagnia bolognese è arrivata, nel 2023, un’altra assicurazione, Generali, che però è entrata nel mercato in partnership con Telepass e, più recentemente, Mooney, società di pagamenti e ricariche nata nel 2020 dalle ceneri di SisalPay e attualmente controllata da Intesa SanPaolo ed Enel, che ha recentemente lanciato il servizio di telepedaggio MooneyGo.

L’estensione del telepedaggio ad altri servizi

Pensato inizialmente per pagare automaticamente il pedaggio autostradale abbattendo i tempi di transito attraverso il casello e i possibili errori umani nel pagamento in contanti, da qualche anno, come accennato, il telepedaggio ha iniziato a essere usato per pagare altre tariffe automobilistiche, per esempio la sosta in strutture - anche su strada - dotate di varchi o barriere di entrata e uscita e l’ingresso nelle Ztl a pagamento. Essendo a tutti gli effetti uno strumento di pagamento, il telepedaggio ha successivamente consentito ai rispettivi promotori di offrire ai propri clienti un numero crescente di servizi extra, acquistabili a parte e indipendenti dal dispositivo fisico presente a bordo auto, in partnership con altre società, dalle assicurazioni alla sosta sulle strisce blu in città, dal carburante alla ricarica elettrica, dal bollo alla revisione periodica del veicolo eccetera.

Costi e risparmio a livello ambientale

L’adesione a un servizio di telepedaggio ha un costo che, ovviamente, si aggiunge al pedaggio vero e proprio o alla tariffa dell’eventuale servizio a pagamento acquistato. I costi del servizio del solo telepedaggio variano a seconda dei fornitori e delle formule di sottoscrizione. Prima di aderire è consigliabile confrontare le varie opzioni in base al proprio personale utilizzo. In questa valutazione non dovrebbe mancare una considerazione sul risparmio di tempo e di carburante che il telepedaggio porta con sé. Lo “Studio sulle emissioni inquinanti evitate con il telepedaggio. Il fattore Telepass nella smart mobility”, condotto recentemente dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha rivelato che grazie all’utilizzo in autostrada dei dispostivi di telepedaggio Telepass, nel solo 2022 sono state risparmiate oltre 61 mila tonnellate di anidride carbonica (CO2), ossia l’equivalente di oltre 642 mila viaggi in auto da Roma a Milano, oltre 9.100 viaggi intorno alla Terra e 958 viaggi Terra-Luna.

Nel momento in cui questo articolo è pubblicato (21 maggio 2024) i costi sono i seguenti (si consiglia comunque di controllare i rispettivi tariffari su web):
Telepass

Abbonamento (nuove tariffe in vigore dall’1 luglio 2024): Base €3,90/mese, Plus €4,90/mese, X €7,90/mese, europeo € 2,40/mese a Paese + €10 di attivazione

Pay per use: €1/giorno + €10 di attivazione

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Unipolmove

Abbonamento: €1,50/mese

Pay per use: €0,50/giorno + €10 di attivazione

Mooneygo

Abbonamento: €1,50/mese +€5 di attivazione

Pay per use: €2,20/mese + €10 di attivazione

La storia del Telepass

In Italia il telepedaggio risale alla fine degli anni 80 del secolo scorso, quando l’allora società Autostrade, all’epoca interamente controllata dallo Stato tramite l’Iri (Istituto per la ricostruzione industriale) sviluppò il primo Telepass, così fu battezzata e brevettata la tecnologia per il pagamento automatico del pedaggio. La sperimentazione iniziò nel 1989 lungo un breve tratto di autostrada nell’hinterland fiorentino. Nel maggio 1990 i primi “caselli gialli” furono attivati lungo la A1 Milano-Napoli alle barriere di Roma Nord e Roma Sud, Milano Melegnano e Napoli Nord. Nei mesi e negli anni successivi le corsie riservate agli utenti abilitati vennero progressivamente estese a tutta la rete autostradale nazionale, anche alle tratte gestite da altre concessionarie, ovviamente, essendo la rete completamente interconnessa indipendentemente da chi la gestisce. Stranamente, però, all’inizio il sistema fu riservato alle imprese di autostrasporto e solo nel 1998 furono ammessi, diciamo così, tutti gli autoveicoli, fino a includere, nel 2005, anche le moto, fino ad allora incredibilmente escluse.

Addirittura, nel 2008 Autostrade per l’Italia, così nel frattempo era stata ribattezzata la vecchia società Autostrade, costituì una società dedicata, la Telepass spa, interamente controllata, in cui la capogruppo spostò tutte le attività legate al telepedaggio e che da allora ha progressivamente esteso la propria attività al di fuori dell’ambito autostradale fino a diventare, nel 2017, un sistema integrato di servizi per la mobilità in ambito urbano ed extraurbano, come vedremo più avanti.

Come spesso accade, il nome di un’apparecchiatura o di una tecnologia è diventato sinonimo della tecnologia stessa o di tutti gli apparecchi che utilizzano quella tecnologia ma commercializzati da altre società (si pensi alla parola autovelox, entrata nell’uso comune per indicare una generica apparecchiatura per il controllo della velocità e non solo quella prodotta dalla Sodi Scientifica, la società di Calenzano che per prima l’aveva introdotta sul mercato). Sicché con la generica parola “telepass” si indicano impropriamente anche i dispositivi e i servizi offerti da altri operatori quali Unipol, con UnipolMove, Mooney, con Mooneygo e Generali con Generali Next, sviluppato peraltro in collaborazione con Telepass.

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I Punti Blu

Una volta c’erano i cosiddetti Punti Blu, veri e propri uffici ubicati lungo la rete autostradale, in genere in corrispondenza delle barriere, ossia all’inizio o alla fine dell’autostrada, ma anche lungo le principali tratte e caselli e nelle principali città (Roma, Milano, Napoli, Torino). In questi uffici era possibile aderire al servizio di telepedaggio, richiedere un secondo dispositivo, sostituirne uno malfunzionante o restituirlo definitivamente, gestire eventuali mancati pagamenti eccetera. Una decina d’anni fa erano un’ottantina, poi nel tempo si sono progressivamente ridotti. La liberalizzazione del servizio di telepedaggio ha dato il colpo di grazia alla rete e oggi i punti blu non esistono più.

I Telepass Store

Nel momento in cui questa guida è stata aggiornata (maggio 2024) i Telepass Store sono due, uno a Milano e uno a Torino, in centro città. Sono, di fatto, moderni punti blu del gruppo Telepass, dedicati all’assistenza clienti telepass, in cui è possibile svolgere le stesse operazioni del Punto Blu, e quindi aderire al servizio, sostituire un dispositivo difettoso o restituirlo definitivamente, attivare servizi extra, ottenere un secondo dispositivo oppure quello per viaggiare in Europa, cambiare la targa associata, pagare eventuali mancati pagamenti, bloccare il dispositivo per furto e per smarrimento, richiedere lo sconto moto eccetera.

I centri servizi Telepass

Un’altra possibilità di contatto sono i Centri servizi Telepass, circa 300 in tutta Italia in cui è possibile ottenere praticamente gli stessi servizi dei Telepass Store.

I Telepass Point

Sono oltre 500 postazioni “light” ubicate nelle più importanti stazioni di servizio Eni, le Eni Live Station, in cui è possibile fare solo alcune operazioni: diventare cliente attivando l’offerta base, ritirare un dispositivo precedentemente ordinato online o con l’app, attivare alcuni servizi, ottenere un secondo dispositivo o un dispositivo europeo oppure restituirlo. In pratica, rispetto a un Telepass Point non è possibile cambiare l’Iban associato al contratto, bloccare il dispositivo per furto o per smarrimento, pagare eventuali mancati pagamenti, richiedere lo sconto moto ().

L’app

Infine, la modalità più semplice per interagire con Telepass è l’apposita app, mediante la quale è possibile attivare e usare tutti i servizi, acquistare servizi aggiuntivi (assicurazioni, assistenza stradale eccetera) e, in più, visualizzare tutti i movimenti, le fatture, creare note spese, aggiornare le targhe, modificare l’Iban eccetera.

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