La BYD Dolphin Surf è il modello più piccolo della Casa cinese, che arriva in Europa per affrontare la concorrenza nel settore delle citycar elettriche, dove le proposte ormai cominciano a essere parecchie. Lunga 399 cm, larga 179 e alta 159, la Dolphin Surf ha un passo di 250 cm che offre sufficiente agio anche per chi siede dietro, che può godere di sufficiente spazio in altezza e per le gambe (ma l’auto è comunque omologata per quattro). Discreta la cura con cui è realizzato l’abitacolo, che alterna rivestimenti di finta pelle per i sedili, finiture morbide nella fascia centrale della plancia e plastiche rigide. Elevato il tasso di digitalizzazione, con pochi comandi fisici, un display da 7” dietro il volante per la strumentazione e l’infotainment da 10,1” ruotabile di 90°, come su tutti gli altri modelli della Casa cinese. Il bagagliaio vanta un bel doppiofondo per riporre i cavi di ricarica ed è ben rifinito, ma non è tra i più capienti della categoria: 247 i litri misurati dal Centro prove, che comprendono il pozzetto sotto il piano di carico.
Come va. Due le versioni in gamma: quella con motore da 88 CV e batteria da 30 kWh, e quella da 156 CV e accumulatori da 43,2 kWh. Questa motorizzazione assicura un’autonomia media, rilevata dal Centro prove, di 300 km, che diventano 431 in città, dove si apprezzano anche agilità e confort sulle sconnessioni. In viaggio si può anche godere di una buona insonorizzazione dell’abitacolo. La Dolphin Surf è un’auto che privilegia le andature rilassate, ma nelle manovre d’emergenza risulta comunque facile da controllare, grazie al lavoro mirato dell'Esp (e a dispetto di un certo rollio e di uno sterzo non particolarmente reattivo). Scarso invece il mordente dei freni: lunghi gli spazi di arresto alle alte velocità e scarsa la resistenza nei test a pieno carico. Efficace invece la suite di Adas, che comprende la guida assistita di livello 2 su tutta la gamma.