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ChiudiVolkswagen ID.3
Obiettivo: riscrivere la storia del marchio. Senza cancellare, ci mancherebbe, pietre miliari come il Maggiolino o la Golf. Semplicemente, la Volkswagen ID.3 vuol essere il ponte della Casa di Wolfsburg verso il futuro. Un’elettrica tutta nuova, dall’aspetto avveniristico, che cresce su una base dedicata (Meb, in gergo VW) pensata per dar vita a una nuova famiglia di modelli a batteria. Motore e trazione posteriori, tanto spazio in abitacolo, look che attira gli sguardi. E un’autonomia (con la batteria da 58 kWh) che raggiunge 300 km reali con una ricarica.
Volkswagen ID.3: a confronto con le rivali
Predestinata. A separarle ci sono una settantina d’anni e un’era geologica quanto a tecnologia. Tuttavia, fra il Maggiolino e la ID.3 ci sono più punti di contatto di quelli che sareste portati a pensare. Concettuali, prima di tutto: come il Käfer voleva motorizzare il popolo (tedesco) nel periodo postbellico, anche la nuova elettrica di Wolfsburg nasce con il preciso scopo di rendere fruibile a tutti, o quasi, la mobilità elettrica.
Tecnologia verde. La piattaforma Meb – pensata per dare vita a una nuova famiglia di modelli a emissioni zero – porta con sé, oltre alla configurazione a motore (e trazione) posteriore, una presenza scenica che profuma di concept car: saranno gli sbalzi praticamente inesistenti, o certi stilemi futuristici, fatto sta che la ID.3 attira gli sguardi in modo evidente. Ma questa base tecnica ha anche un altro grande pregio: mette le ruote agli angoli della carrozzeria, massimizzando così lo spazio nell’abitacolo. Con 2,77 metri di passo e 4,26 di lunghezza, la ID.3 ha l’abitabilità di una Passat negli ingombri esterni di una Golf.
Dentro è seria. L’interno è un po’ austero: i materiali sono rigidi e la fascia centrale (qui in bianco) è l’unico elemento morbido della plancia. Ci si rifà nella praticità, con un gran numero di vani sul tunnel e perfino due tasche sul retro degli schienali, perfette per riporre i dispositivi portatili in ricarica. Le prese Usb-C sono quattro in totale (due davanti e due dietro) ma il clima automatico bizona, di serie, non prevede le bocchette posteriori. L’approccio con lo schermo da 10” del sistema d’infotainment è favorito dai comandi vocali naturali: per esempio, basta pronunciare la frase “Ciao ID, ho freddo”, perché la temperatura interna si alzi di qualche grado.
I trecento sono a portata. Familiarizzare con la ID.3 è alla portata di tutti, anche nella guida. Basta premere il pedale del freno per “avviare” il motore. Ecco, magari non è il caso di cercare emozioni forti. Ciò detto, la nuova elettrica tedesca si rivela comunque piacevole, equilibrata e, soprattutto, rilassante. Mettendo sul piatto, non bastasse, pure prestazioni piuttosto brillanti. Capitolo autonomia: nonostante i 410 km dichiarati, ne abbiamo rilevati poco più di 300. Ma reali, confermati anche dal nostro classico giro esterno nel traffico.
Prova ripresa da Quattroruote di novembre 2020, n. 783
ID.3 1ST Max
Abitabilità. La piattaforma Meb permette di sfruttare al meglio lo spazio interno.
Freni. La resa dell'impianto è ottima. E anche la modulabilità del pedale soddisfa.
Finitura. L'assemblaggio è ok, ma i materiali
sono piuttosto basici: dentro, è poco appagante.
Bocchette posteriori. L'ampio abitacolo
ne fa sentire in misura maggiore la mancanza.
Velocità
Accelerazione
Ripresa
(a min/max carico)
Frenata
Dati dichiarati
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