OPEL Insignia 2ª serie

L'Opel Insignia Sports Tourer è una famigliare di cinque metri, 4,99 per l'esattezza, ovvero la più lunga station wagon del listino (batte di 5 cm persino la Volvo V90). In linea di principio, è proprio quel tipo di macchina che mette insieme le dimensioni, la presenza e, quantomeno per certi aspetti, anche la qualità della vita a bordo dei veicoli di categoria superiore con un listino tutto sommato accessibile. Ciò che appare subito evidente, guidandola, è la sua vocazione da stradista, di vettura pensata per macinare chilometri, per chi passa ore al volante in autostrada, per lavoro o piacere. Nel complesso, si potrebbe affermare che il suo maggior pregio è di essere un'azzeccata grande routière. Il che spiega l'elevato tasso di concentrazione di dispositivi e accessori tarati sulle istanze di chi "vive" praticamente in macchina. Che sull'Insignia si viaggi bene è un dato di fatto. Ed è una considerazione che si può estendere anche ai passeggeri. Nell'abitacolo, lo spazio è stato generosamente distribuito davanti e dietro, ma al di là dell'abbondanza di centimetri per le gambe e per le spalle degli occupanti, vanno rilevate la buona capacità di assorbimento delle sospensioni posteriori, l'agiatezza dei posti riscaldati, le bocchette regolabili dell'impianto di climatizzazione bizona e le due prese Usb per ricaricare smartphone e tablet, che tra l’altro possono usufruire della rete wi-fi Lte integrata. Passando al bagagliaio, a dispetto degli ingombri, l'Insignia non è la station wagon più capiente. Abbiamo misurato una cubatura (al livello della cappelliera) inferiore al dato dichiarato (pari a 560 litri) e, seppure di poco, più bassa di quella rilevata sulla berlina (436 litri). Se, invece, si considera la volumetria totale, con lo schienale del divano abbattuto, la Sports Tourer, che beneficia di un abitacolo oggettivamente molto ampio, soprattutto nel senso della lunghezza, si riprende il primato. Il portellone, elettrico, si può azionare in diversi modi: con il telecomando, con il pulsante interno, con la maniglia sopra la targa e pure con il movimento del piede sotto il paraurti. Il vano è a tutti gli effetti parte dell'abitacolo e come tale è rifinito con cura.
Come va. Se, su strada, i cinque metri dell'Insignia Sports Tourer non si avvertono, buona parte del merito va allo sterzo leggero e fluido. Pure in manovra, nonostante i 12,2 metri del diametro di sterzata, perché tra finestrini, specchi, sensori e telecamere, si ha un'esatta percezione degl'ingombri e dell'area che sta per essere impegnata grazie al software che simula la vista dall'alto. E questo, in sostanza, solleva un po' dalle legittime preoccupazioni (e anche un po' dall'ansia) che un'automobile di tali dimensioni potrebbe generare. In realtà, si finisce presto per apprezzarne i benefici, tra i quali anche una certa sensazione di protezione, corroborata dai sistemi di assistenza alla guida, quali il regolatore della velocità adattivo e il sistema di mantenimento della corsia di marcia. Al di là dei loro interventi, più o meno morbidi secondo la necessità del momento, danno il loro contributo ad alleggerire lo stress della guida. Per quanto riguarda i motori, la scelta è tra due turbodiesel: 1.5 CDTI da 122 CV o 2.0 CDTI da 174 CV, entrambi disponibili con cambio manuale a 6 marce o automatico a 8 rapporti. La differenza di prezzo di listino, a parità di allestimento, è di 2.000 euro. Nella nostra prova, il duemila si è rivelato più che soddisfacente per prestazioni e percorrenze.
Pregi. Abitabilità per i passeggeri nettamente migliorata rispetto alle versioni precedenti, grazie all'aumento di passo e dimensioni.
Difetti. Il rumore di rotolamento dei pneumatici talvolta è un po' troppo invadente.

Con la seconda generazione della Opel Insignia sono cresciuti taglia (quattro metri e 90 di carrozzeria) e passo, e sulla berlina è arrivato un pratico portellone. La denominazione Grand Sport ne descrive le intenzioni: essere più accogliente, pure per chi si accomoda in seconda fila, confermando la gradevolezza di guida. Rispetto alla versione precedente, il posto guida è più basso e avvolgente. Inoltre il tunnel alto, unito alla console orientata verso chi guida, rende l'esperienza al volante più coinvolgente. Sul sedile di guida ergonomico (optional), dotato di regolazioni elettriche e funzione massaggio, ci si trova subito a proprio agio, visto che è possibile adeguare alla propria corporatura la forma dei fianchetti. A richiesta, c’è anche l'head-up display, che visualizza in modo chiaro il contagiri, le indicazioni del navigatore, la stazione radio, la velocità e le indicazioni stradali. Risultano un po' nascosti, invece, sia i comandi di regolazione sia la piccola plancetta delle luci. Una cosa comunque colpisce, guardando la strumentazione: è molto completa, ma più che altro l'occhio cade sugli indicatori secondari, in particolare della temperatura olio e del voltmetro. Diciamolo, non si era più tanto abituati a vederli (salvo che sulle sportive di gusto retro) e la cosa non dispiace, con l'unica controindicazione del quadro più affollato. All'interno del tachimetro, poi, nel “tondo" riservato al computer di bordo, è possibile visualizzare anche una piccola mappa del navigatore a colori. Il bagagliaio offre una buona capacità (436 litri), poco meno di quello della prima serie, e ha una forma abbastanza sfruttabile. In presenza degli interni di pelle traforata o premium, è di serie il frazionamento degli schienali 40/20/40 (di base c'è il 60/40), reclinabili direttamente dal vano.
Come va. Con quasi cinque metri di ingombro, la città non può essere l’ideale per l’Insignia, che mostra tutto il suo valore soprattutto nelle lunghe tratte, senza affaticare chi sta a bordo. Si viaggia bene, anche se ad andatura autostradale filtra qualche decibel di troppo, soprattutto dietro. Tra le rivali, in effetti, c’è chi riesce a essere un po’ più “ovattata”. Tra i motori disponibili, il quattro cilindri a benzina di due litri e i turbodiesel, a tre o quattro cilindri, abbiamo provato il classico 2.0 CDTI da 174 CV, dotato di coppia generosa sin dai bassi regimi, ideale per un’auto da quasi 1.700 chili in condizioni di prova. Le prestazioni sono di buon livello, e c’è il margine per disimpegnarsi sempre in scioltezza. Non è l’agilità nel misto stretto il pezzo forte dell’Insignia, ma nei curvoni la tedesca mostra una stabilità elevata e un comportamento sicuro e progressivo. Tiene bene, insomma, senza avere reazioni scomposte. Lo confermano i nostri test in pista. Merito del passo lungo e dell’equilibrio fra sospensioni, dotate di ammortizzatori a smorzamento elettronico (FlexRide, optional), e un telaio sano. Con, in più, il supporto di controlli elettronici ben tarati. La Grand Sport si rivela quindi efficace e adatta alle situazioni più diverse. Con i tasti sul tunnel si possono selezionare le modalità Tour o Sport, in alternativa a quella standard (Auto). S’interviene così sull’assetto, sulla risposta dell’acceleratore, sul carico volante e sul cruise adattivo, oltre che sulla strumentazione.
Pregi. Comportamento sincero: l'Insignia tiene bene la strada e non crea mai apprensione. Consumo contenuto su tutti i tipi di percorso. La turbodiesel resta sempre vicini ai 15 km/litro.
Difetti. Apertura portellone solo manuale. Frizione pesante.