La Mazda è nota per le sue scelte poco convenzionali e la MX-30 non fa eccezione: una Suv elettrica da 4,40 metri di lunghezza, quindi adatta anche a famiglia e viaggi, con un’autonomia inferiore a 200 chilometri, stona in un panorama dove la maggior parte delle rivali sfiora i 300 e qualcuna raggiunge quota 400 chilometri. Dietro questa scelta anticonformista c'è una coerenza di fondo, tipicamente giapponese. Il ragionamento, infatti, parte dal fatto che le emissioni nocive crescono (lungo tutto il ciclo vitale dell'auto) in misura proporzionale alla taglia della batteria. Detto questo, il problema, nel quotidiano, non si sposta di un millimetro: va semplicemente accettato. Un esercizio di meditazione zen, reso più facile da un abitacolo che accoglie davvero bene, ma anche questo a modo suo. Un esempio? Le porte controvento: una soluzione vista sulla sportiva RX-8 anni fa, che regala un'allure davvero particolare. L'assenza del classico montante centrale, il buon angolo di apertura delle porticine posteriori e i sedili anteriori, che possono scorrere in avanti, reclinando lo schienale, ce la mettono tutta per migliorare l'accessibilità; tuttavia, chi vuole sedersi dietro deve prima aprire lo sportello davanti per salire e, se supera il metro e ottanta, è obbligato a qualche contorsione. Una volta a bordo, la sensazione è quella di ritrovarsi a casa. Nel senso più letterale del termine: i sedili sono comodi come poltrone e la plancia, minimalista ed elegante, pare quasi un mobile di design. Non mancano elementi sorprendenti, come gli inserti di sughero sul tunnel: una scelta ragionata, perché non bisogna abbattere alberi. Senza contare che la Mazda – nel 1920 – è nata proprio per lavorare questo materiale. Notevole, dal punto di vista stilistico, pure la console centrale sospesa, che ha l'unico limite di nascondere alla vista il pozzetto con le due prese Usb. Un'altra "sciccheria" della MX-30 è il touch screen dedicato al climatizzatore automatico, che però è monozona e non dispone delle bocchette posteriori.
Come va. Amate la proverbiale prontezza dell'acceleratore delle elettriche? Qui dovrete farne a meno: la risposta del pedale destro alla pressione del piede è morbida, con la coppia che non arriva tutta e subito, ma segue un'erogazione simile a quella di un motore a benzina aspirato. Se, da un lato, tutto ciò toglie un po' di sapore alla guida, dall'altro, nel quotidiano, aiuta a procedere in modo dolce, senza isterismi. In caso di sorpasso poi, nessuna paura: basta affondare con decisione il piede per avere una risposta brillante. Alla fine, i numeri sono paragonabili a quelli di una CX-30 2.0 Skyactiv-G MHybrid, mentre in ripresa l'elettrica recupera le tradizionali prerogative del mondo EV e si rivela ben più rapida. In ogni caso, questa Mazda non nasce per riscrivere le regole dell'handling fra le auto a zero emissioni. Le curve non la spaventano, ma predilige viaggi in relax, senza esagerare. I tragitti urbani, in effetti, sono il suo scenario ideale. Anche perché, nonostante il motore e l'inverter siano sistemati davanti, il bagagliaio non brilla quanto a capacità pura: 290 litri rilevati rimangono un valore più da segmento B che da C-Suv.
Pregi. Confort: uno degli aspetti più curati della prima Mazda elettrica. Silenziosa e piuttosto ovattata.
Difetti. Autonomia:199 km sono un risultato coerente con il progetto, ma insufficiente nella pratica.