Qubo
Come va. Il posto guida è un po’ rialzato, con sedile abbastanza comodo e ben adattabile. Si apprezzano, inoltre, il piantone regolabile in altezza e profondità, con il volante che resta, però, piuttosto inclinato e la leva del cambio, corta e rialzata. Dall’1.4 aspirato bifuel metano-benzina, da 70 CV nell’uso a metano e 77 CV in quello a benzina, non ci si può attendere molto: ha prestazioni sufficienti a muovere la Qubo, a patto che non si abbia eccessiva fretta. Non è l’agilità a mancare, semmai la prontezza del motore ai bassi, anche in rapporto alla massa, qui accresciuta dalla presenza dell’impianto a gas. Il range di utilizzo migliore del motore è dai 2.000 ai 4.000 giri e non conviene spingersi molto oltre. Le cinque marce abbastanza ravvicinate del cambio manuale, in ogni caso, consentono di mantenere la quarta anche in città. Così l’indole della Qubo non può essere che turistica, anche se complessivamente gradevole. Quanto alla convenienza dell’investimento iniziale della versione bifuel, visto che il Qubo Natural Power costa 3.750 euro in più della pari versione a benzina.
Pregi. Tra le qualità positive del Qubo spiccano senza dubbio la versatilità e il confort. Oltre alla capacità di far accomodare dietro tre adulti, e alla praticità di carico: i sedili del divano posteriore si possono abbattere o persino rimuovere.
Difetti. Lo sterzo non brilla in precisione e non invoglia a spingere sull’acceleratore. I limiti, in generale, riguardano le prestazioni: a metano, l’1.4 aspirato perde qualche cavallo e bisogna adeguarsi. Uno dei difetti di questa bifuel, infine, è nel computer di bordo, che non è in grado di indicare i consumi né tantomeno l’autonomia a metano (a differenza di alcuni modelli a benzina e gas più moderni).