S-Cross
La Suzuki S-Cross è una crossover media, con una carrozzeria a metà strada tra una Suv e una piccola monovolume, e dimensioni paragonabili a quelle di una Golf: la giapponese si conferma un’auto spaziosa in rapporto ai suoi ingombri. Gli interni sposano appieno la filosofia Suzuki: un’auto concreta, con materiali economici ma ben assemblati, destinati a durare nel tempo. L’impostazione non concede grandi spazi alla virtualità, e punta quasi tutto sui tasti fisici (sul volante ce ne sono un po’ troppi). Il sistema multimediale da 10” è un po’ lento, ma offre il navigatore satellitare e la connettività per Android Auto e Apple CarPlay (wireless). Generosa l’abitabilità: in quattro si viaggia con un agio adeguato, anche per i passeggeri posteriori, che possono contare sullo schienale regolabile nell'inclinazione. Il bagagliaio, dalle forme regolari e ben sfruttabile, ha una capacità di quasi 400 litri, che diventano 312 nella versione full hybrid, per via della batteria sotto il pianale.
Come va. La Suzuki S-Cross è disponibile con un 1.4 mild hybrid da 129 CV e un 1.5 full hybrid da 114 CV. In città questo powertrain percorre 17,8 chilometri con un litro, 19 in statale e 16,6 in autostrada. La mild hybrid con trazione integrale fa i 14,3 km/l in città, 16,4 in statale e 13,7 in autostrada. Le prestazioni non sono brillantissime, specialmente se si tratta di riguadagnare velocità dopo un rallentamento o in vista di un sorpasso. La trazione integrale AllGrip, disponibile su entrambi i motori, offre tre modalità di gestione e la funzione Lock, per avere la massima motricità sui fondi più difficili. Buono il comportamento dinamico, grazie a un telaio sano che affronta in sicurezza i tratti ricchi di curve, e non crea problemi nelle manovre d'emergenza. I freni invece hanno spazi di arresto sempre un po' lunghi, sull'asciutto come sui fondi ad aderenza bassa e differenziata. Il confort non è tra i suoi punti di forza: non mancano i fruscii, già dopo i 100 km/h, e le sospensioni faticano - soprattutto dietro - ad assorbire le asperità più pronunciate.