Secondo il vocabolario Treccani, il pedaggio è un “antico tributo, di applicazione assai diffusa, dovuto in corrispettivo del diritto di passaggio per le persone, per il bestiame e anche per le merci. Il termine si usa tuttora per indicare la tassa applicata ai veicoli per il passaggio su talune strade private, autostrade e anche ponti”.
In base all’ultimo rapporto dell’Autorità di regolazione dei trasporti pubblicato a settembre 2024, a fine 2022 erano 1.361,5 i chilometri di rete autostradale non a pedaggio, gran parte dei quali (1.294,4 km) gestiti dall’Anas: 939,3 km di auttostrade in gestione diretta più 355,1 km di raccordi autostradali.
In base all’ultimo rapporto dell’Autorità di regolazione dei trasporti pubblicato a settembre 2024,
a fine 2022 erano 6.006 i chilometri di rete autostradale a pedaggio gestita da 23 società concessionarie sulla base di 26 concessioni (Satap gestisce la A4 sia la A21, Salt gestisce sia il tronco ligure-toscano della A12 sia il tronco A15, Adf-Autostrada dei fiori gestisce sia il tronco A6 sia il tronco A10).
Il pedaggio è regolato dall’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) sulla base di un complesso meccanismo di calcolo che tiene conto anche degli investimenti programmati sulle arterie in concessione.
Concorrono a determinare il pedaggio, inteso come la tariffa corrisposta dall’utente al concessionario per l’utilizzo dell’autostrada, alcune variabili:
A sua volta, la tariffa unitaria dipende da altre due variabili:
Vediamo nel dettaglio come funziona.
La prima e più intuitiva variabile che concorre a determinare il pedaggio è la percorrenza: più lunga è la tratta percorsa su un’autostrada a pedaggio e più alta sarà la somma da pagare. La lunghezza della tratta percorsa viene determinata al casello di uscita sulla base dallo scontrino ritirato in ingresso oppure da un sistema elettronico automatico di calcolo e addebito, il cosiddetto telepedaggio.
Tuttavia, in alcune tratte autostradali definite “sistemi aperti” la percorrenza in km è definita forfettariamente sulla base di lunghezze predefinite stabilite con l’approvazione del concedente, ossia il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti o il Cal (autostrade lombarde) nel caso della tangenziale esterna di milano, Pedemontana lombarda e Brebemi) senza che si renda necessario da parte dell’utente il ritiro del biglietto atto a stabilire l’effettiva percorrenza.
Per calcolare materialmente l’importo del pedaggio, si utilizza la cosiddetta tariffa unitaria, ossia la tariffa stabilita per ogni chilometro percorso. Basta moltiplicare la tariffa unitaria per il numero di chilometri percorsi per determinare l’importo da pagare. La tariffa unitaria, però, non è unica. Essa, infatti, varia in relazione alla tipologia di veicolo, la cosiddetta classe, e alla tratta autostradale percorsa (ogni tratta ha una sua tariffa unitaria). Vediamo nel dettaglio:
o La classe del veicolo
Il sistema autostradale italiano prevede cinque classi di veicoli, definite sulla base di
elementi fisicamente misurabili quali la sagoma – cioè, l’altezza del veicolo sulla perpendicolare dell’asse anteriore – per i veicoli a 2 assi (classi A, B, rispettivamente di altezza misurata all’asse anteriore inferiore o uguale a 1,3 metri e superiore a 1,3 metri), e il numero degli assi per veicoli o convogli con più di due assi (classi 3, 4, 5).
o L’autostrada
Ogni concessionaria ha una o più (a seconda delle tratte) tariffe unitarie. Ogni tariffa unitaria è stabilità in base alle caratteristiche dell’arteria (le autostrade di montagna, per esempio, hanno una tariffa unitaria più alta in relazione ai superiori costi di gestione e manutenzione) e agli investimenti eseguiti e programmati dalla concessionaria.
In pratica, per ogni tratta autostradale esistono cinque tariffe unitarie diverse per ciascuna classe di veicolo. Il pedaggio è così automaticamente determinato individuando la specifica classe e moltiplicando la relativa tariffa unitaria per i chilometri percorsi lungo ogni specifica tratta.
Dall’ultima relazione annuale al parlamento dell’Autorità di regolazione dei trasporti, inviata il 18 settembre 2024 al Senato della repubblica, risultava che all’1 gennaio 2023 la tariffa unitaria più bassa d’Italia era quella stabilita per la Messina-Catania (3,83 cent/km per i veicoli di classe A), mentre quella più alta, sempre per i veicoli di classe A, era quella stabilita per il Raccordo autostradale Valle d’Aosta (28,30 cent/km). La tariffa unitaria più alta in assoluto era quella prevista dal Rav per i veicoli di classe 5, pari a 92,66 cent/km.
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